Page 12 - index
P. 12
C H A N O Y U
a cerimonia del tè giapponese è chiamata Cha no yu, letteralmente “acqua calda per il tè”: si tratta di una
celebre arte zen, un rito tra sacro e sociale di origine buddista, conosciuto anche come Chado o Sado, ovvero
“Via del tè”. Il Maestro che ha fissato in maniera definitiva le regole del rituale è Sen Rikyu, monaco buddista
zen vissuto tra il 1522 e il 1591, che codificò la cerimonia fondata sui quattro principi di armonia, rispetto, purezza e
tranquillità e sul concetto di “wabi” (da cui “wabi-cha” dove “cha” sta per tè), divenuto poi principio basilare di tutta
l’estetica zen. Per “wabi” si intende la ricerca della semplicità, e dunque dell’essenza ottenuta spogliando i gesti di
qualunque orpello e ostentazione. Dunque “cha zen ichimi” ovvero “tè e zen, un unico sapore”. Esso sintetizza e
rappresenta la concezione giapponese della vita, ed è celebrato in un ambiente dedicato, una piccola casa del tè
chiamata “sukiya” costruita proprio a questo scopo, nella quale vi è una piccola stanza detta “chashitsu” dove il tè
viene servito, accessibile da una porticina bassa posta generalmente nel giardino (“roji”). Vi è inoltre una sala
d’aspetto (“yoritsuki”) e una stanza per la preparazione (“mizu-ya”). Nello “chashitsu” viene servito agli ospiti il
“matcha”, il pregiato tè in polvere usato nella cerimonia, dal sapore molto intenso (ottenuto da foglie Gyokuro o
Sencha).
Nello chashitsu trovano generalmente posto un Poi, dopo i saluti, si accomoderanno e gli sarà servito un
“tokonoma” (una nicchia in cui è posto uno scritto shodo, pasto leggero detto “kaiseki” e dei dolcetti. Seguirà una
la celebre arte della calligrafia giapponese) e una pausa in giardino detta “nakadachi”. Ed ecco finalmente
“chabana”(茶花) cioè fiori per il tè, vale a dire una la parte centrale della cerimonia , introdotta dai
decorazione floreale. Il rito presenta un numero rintocchi del gong: nei casi più complessi si prevede che
indefinibile di varianti, ad esempio in base alla densità del sia dapprima servito un tè denso (“koicha”) e poi uno
tè servito o a seconda della stagione, che influenzerà la dalla trama più fine (“usucha”), per un cerimoniale di
posizione degli utensili nel cerimoniale: in estate e circa quattro ore. In qualche caso si opta solo per il
primavera il “kama” (bollitore) è collocato sul braciere secondo, e la cerimonia ha una durata ridotta di circa
posto sul “tatami” (pavimento giapponese formato da un’ora“.
pannelli rettangolari), mentre in inverno e in autunno è Koicha”: una volta che i commensali sono rientrati e si
inserito in una buca quadrata, detta “ro”, ricavata nel sono accomodati il “teishu”, colui a cui è affidata la
“tatami”. Di seguito proveremo a ricostruire solo una preparazione, entra nello chashitsu e versa tre
possibile celebrazione della cerimonia, per sommi capi: cucchiaini di matcha per ciascun invitato nella tazza
una delle infinite possibili varianti. (“cha-wan”); riempie il mestolo di acqua dal bollitore e
Gli invitati sono generalmente cinque e indossano abiti ne versa una parte nella tazza; con il frullino mescola
dai colori discreti e in occasioni formali addirittura il l’acqua e il tè fino ad ottenere un composto denso, detto
kimono di seta; portano con sé un piccolo ventaglio koicha .
pieghevole. Dapprima vengono fatti accomodare nella Il matcha in questo caso viene ricavato da foglie giovani
sala d’attesa, poi invitati dall’ospite a percorrere il vialetto di piante vecchie. L’ospite, scusandosi e chiedendo il
nel giardino, dove in un catino di pietra laveranno le mani permesso di servirsi per primo, dopo un inchino pone la
e la bocca. Il vialetto li conduce alla porticina che da tazza nel palmo della mano sinistra e ne beve un sorso,
accesso allo chashitsu. Una volta entrati carponi nella poi esprime il proprio apprezzamento e la riposa dinanzi
piccola stanza gli ospiti ammireranno la pergamena nel a sé così che il “teishu” possa pulirla. Dopodiché gli
tokonoma ed il focolare, esprimendo apprezzamento. invitati a turno bevono dalla stessa tazza seguendo la
stessa procedura. “Usucha”: in questo caso il “matcha”
DUWHPDU]LDOH RUJ - SDJLQD