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L A V I A D E L T H E
secoli, le foglie della sua pianta venivano considerate tra quella pianta magica e che avesse iniziato a coltivarla
l'altro un ingrediente fondamentale dell’elisir di lunga nel giardino del monastero. Al pari dei suoi antenati
vita. I monaci buddhisti inoltre attribuirono agli infusi cinesi egli era convinto delle svariate proprietà officinali
preparati col le foglie di tè una ulteriore proprietà: quella della pianta. Fu solo in un momento successivo però che
di favorire la concentrazione. il tè si diffuse come forma di intrattenimento, sia per gli
ospiti del monastero che per gli stessi monaci. E in
qualità di intrattenimento dunque il tè si trasformò
presto in teismo, ovvero culto del tè, il Chanoyu
(letteralmente "acqua per il tè"), e avvicinandosi sempre
più all'arte cominciò a dissociarsi dall'ambiente
esclusivamente monastico. La cerimonia del tè venne
dunque a rappresentare il nesso tra la vita e l'arte, tra il
sacro e il profano. Essa è essenzialmente "il culto
fondato sull'adorazione del bello tra i fatti sordidi
dell'esistenza; è l'adorazione dell'imperfetto, in quanto è
un vago tentativo di realizzare qualcosa di possibile in
questa cosa impossibile che è la vita".
Di fatto proprio i monaci se ne servivano
estensivamente durante le lunghe ore di meditazione
per combattere la sonnolenza. L'uso del tè come
bevanda era certamente assai diffuso in oriente. La
ricetta originaria, primitiva e assai complessa,
prevedeva una lista di ingredienti e una modalità di
preparazione del tutto particolari. Secondo un'antica
ricetta cinese le foglie di tè venivano cotte a vapore,
pestate in un mortaio e poi di esse si faceva un panetto
che veniva bollito con riso, zenzero, sale, buccia di
arancia, spezie, latte e qualche volta si aggiungevano le
cipolle. Il sale fu il primo ingrediente ad essere eliminato
per sempre e la ricetta subì nel corso dei secoli
modifiche e semplificazioni, ma è probabile che il
Giappone abbia conosciuto il tè secondo una ricetta
simile a questa. Il tè giunse in Giappone per la prima
volta intorno al X secolo ma fu il XIII secolo a
testimoniarne la diffusione a seguito dello sviluppo della
dottrina Zen, una forma di buddhismo contemplativo
mutuata dalla Cina. La tradizione attribuisce al monaco
buddhista Eisai (1141-1215) il merito di aver introdotto
il tè in Giappone. Snarra che Eisai avesse trascorso un
certo periodo in Cina studiando lo Zen e che al suo
ritorno in Giappone avesse portato con sé i semi di
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