Page 99 - TESI DI RICCARDO ZANNOLFI
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Riccardo Zannolfi: comprendo le difficoltà! Ha avuto altre problematiche?
Romeo Bresciani: il senso di assoluta inutilità operativa nel vedere che, giorno dopo
giorno, servizio dopo servizio, le persone arrestate perlopiù venivano rilasciate e il
giorno dopo reiteravano il reato. A nulla era valso rischiare la propria vita. Se poi si
trattava di un extra comunitario ancor peggio. L’arco temporale d’un intero servizio
non sarebbe bastato per identificarlo, trasportarlo in Questura e consegnargli il
foglio di via, misura prevista dal D. lgs.159/2011. D’altronde per il foglio di via
obbligatorio e l'avviso orale da parte del Questore era bastevole avere a che fare con
persone abitualmente dediti a traffici delittuosi; che vivessero abitualmente, anche in
parte, con i proventi di attività delittuose; oppure dediti alla commissione di reati
che offendono o mettono in pericolo l'integrità fisica o morale dei minorenni, la
sanità, la sicurezza o la tranquillità pubblica. Anch’essi, o anch’esse, il giorno dopo
potevi trovarli nello stesso luogo ma con un sorriso in più.
Riccardo Zannolfi: sapendo che il reo potesse essere in circolazione anche il giorno
successivo, come affrontava le successive operazioni?
Romeo Bresciani: tendenzialmente si cercava di stare alla larga da quella zona
concentrando la nostra operatività in altri settori. A titolo d’esempio si controllava
maggiormente la viabilità o i servizi antirapina. Questo c’impediva di ritrovarci nella
routine dello straniero da identificare. Tuttavia v’erano servizi ancora più avvilenti
come effettuare la scorta a personaggi politici rivelatisi malviventi (il 5 marzo 1993 il
Ministro Giovanni Prandini e altri politici, furono implicati nella torbida vicenda
sugli irregolari finanziamenti, relativi a commesse ANAS per 364 miliardi in
Valtellina). Ai tempi del terrorismo sapere che avevi rischiato la vita per scortare un
delinquente non facilitava a compiere il proprio dovere.
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