Page 24 - TESI DI RICCARDO ZANNOLFI
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compiti di difesa delle frontiere e di mantenimento dello status quo sociale,
il vecchio modello d’esercito dinastico andava aggiornato con la creazione di
nuovi reparti, preparati specificamente, anche se non esclusivamente, per la
conservazione della stabilità interna».
Lo storico inglese John Gooch (nel saggio intitolato Soldati e borghesi nell’Europa
moderna) sottolinea come gran parte dei governanti europei si trovò in quel
momento di fronte a questo interrogativo: come conciliare l’efficienza militare, che
richiedeva un esercito basato in larga misura sull’arruolamento obbligatorio, con la
sicurezza che potevano garantire truppe scelte, ristrette, composte da soldati di
professione?
In buona parte il problema si risolse da sé, perché nell’immediato in tutta l’Europa
non ci si preoccupò di rivaleggiare, ma soprattutto di fare delle forze armate gli
esecutori della repressione all’interno di ogni Stato.
Vittorio Emanuele I affidò alla Segreteria di Guerra il compito di stendere un
Progetto d’istituzione di un corpo militare pel mantenimento del buon ordine.
Sicuramente fece pressioni perché l’idea si realizzasse in un tempo brevissimo.
Dopo poche settimane, infatti, erano già pronte due relazioni: la prima messa a
punto da Luigi Prunotti, capitano reggente di Pinerolo, a nome della Segreteria di
Guerra; la seconda preparata da una apposita commissione il cui relatore era
Francesco David.
Il generale di Corpo d’Armata Arnaldo Ferrara, autore di una monumentale Storia
documentale dell’Arma dei Carabinieri, scrisse:
«Quel che Vittorio Emanuele I aveva in testa un Corpo nuovo, dalla valenza
multipla e dalle attribuzioni particolari, ispirato ai principi di libertà, di
riconoscimento pieno dei diritti delle popolazioni, di esaltazione dei valori
dell’uomo ormai pienamente acquisiti dopo la Rivoluzione francese».
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