A coloro che insegnano il KHS l'Arte della Mente e della Lama, io dico: istruitevi e mutatevi. Sappiate cogliere il movimento ch'io non ho veduto, pronunciate le parole ch'io non ho mai detto. Comportatevi come esortate. Sappiate dare senza compromessi. Siate fonte limpida in cui è possibile riflettersi. Affidatevi alla disciplina onorandone il "credo". Apritevi all'innovazione. Siate per i vostri Allievi il tramite e non il metodo e mutatevi. Osservateli quando agiscono e conduceteli per ciò che sanno dare. Ascoltate ciò che avranno da dirvi, ma specialmente ciò che taceranno. Siate cordiali nella voce e chiari nei concetti. Ripetetevi come se non vi avessero mai udito. Permeateli di quiete. Sappiate dire no a coloro che non meritano, allontanandoli da ogni privilegio. Brillate di luce vostra poiché siete, di questa Sala, il cielo. Ricordatevelo sempre, ad ogni vostra parola, in ogni vostro gesto. Allievo e Maestro hanno entrambi sete d'apprendimento (M. Zannolfi) A coloro i quali s'avvicinano affermo: tutte le Arti Marziali certamente ampliano e sviluppano l'essenza sia del Bene sia del Male. Personalmente ritengo che il Kenjitsu Hasakidō, favorisca questo percorso di consapevolezza; è un acceleratore di valori. Credo fermamente nel Bene. Nella Via del guerriero (bushidō), è di basilare importanza comprendere che l’ingaggio è l’elemento più vistoso ma, contrariamente a ciò che l’avulso è portato a credere, certamente tra i meno basilari. Il combattimento è l’ultima tra le opzioni a cui è opportuno fare ricorso. La sottovalutazione di questo dogma, sempre, conduce ad una gravosa disfatta. È possibile affermare con certezza che nella disciplina KHS MARTIAL ART l’addestramento deve essere inevitabilmente volto al fine della precognizione. Colui che percorrerà con equilibrio questo sentiero, con poca probabilità giungerà al conflitto. Il “Buon Guerriero”, sapendo scrutare al di sopra del torto o della ragione, esaminerà sistematicamente i possibili esiti, della sua e dell’altrui condotta, ancor prima che le azioni siano compiute. Egli, così facendo, potrà comprendere ciò che ancora non si è verificato. Ritengo che per giungere a questo livello di formazione mentale, occorrano, negli anni di studio, precise sinergie di metodi; vale a dire una cooperazione tra più procedimenti didattici, finalizzata al raggiungimento dell’obiettivo comune. Il bushidō è costituito da innumerabili consapevolezze che vengono confuse dall’Allievo quali traguardi. Egli è portato a dimenticare ciò che ha appreso in quanto visualizza l’addestramento in segmenti, ritenendo, in errore, che le varie piattaforme d’apprendimento lo conducano alla “conoscenza”. Occorre invece che il Discente conservi nell’animo ogni insegnamento, ogni apprendimento, per trasformare gli effimeri orizzonti in fidata dimora. Colui che è discosto dal bushidō tenderà a visualizzare il combattimento come conclamato fine del proprio addestramento. Egli si soffermerà sulla fisicità senza analizzare il concetto. Porrà quesiti sul “come” e sul “quando” tralasciando il basilare “per quale ragione”. La disciplina marziale affascina per la presupposta implicita acquisizione della forza e della saggezza. Chi ricerca forza e saggezza attraverso l'Arte Marziale ne rimarrà, probabilmente, deluso. Essa è una via impervia e faticosa. Sappiate che chiunque raggiunga questi doni attraverso il Kenjitsu Hasakidô potrebbe tranquillamente riceverli percorrendo altre strade. Attraverso il metodo, la tecnica, la disciplina, la forma mentis e l'allenamento si può conoscere la "forza"; mediante l'autodisciplina, l'autostima, l'autoanalisi, il discernimento ad essere capaci di seguire la ragione in ogni circostanza, con equilibrio e prudenza, si può sfiorare la "saggezza". L'arte marziale è una via... Non è la Via. 3 REGOLE D'ORO ACCORTEZZAè allontanarsi presagendo una discussione animata o peggio una lite. RAGIONEVOLEZZAè evitare di sfidare, seppur con lo sguardo o con gesti, un avversario. SAGGEZZAè evitare di esserci. Se nonostante tutte le vostre buone intenzioni sarete costretti a battervi, aspettatevi sempre il peggiore dei mali; agite con questa aspettativa. Limitate l’azione dell’avversario con freddezza e tattica bellica, oltre a ciò ricordatevi che il vostro scopo prioritario è non subire danni piuttosto che cagionarli; ma al di sopra di tutto chiedetevi sempre “ per quale scopo ” combattete. Sappiate decidere senza iracondia. Tenete in giusta considerazione chi v'accompagna. A causa d'una trascuranza, o errata valutazione, potrebbe subire lesioni altrimenti evitabili. Non usate in nessun caso le arti marziali come deterrente, se non siete mentalmente preparati a far fronte al vostro aggressore e subirne le eventuali conseguenze. È pericoloso e dannoso, per la vostra incolumità, non fare distinzione tra un allenamento ad una mera disciplina sportiva e tra l’addestramento ad utilizzare tecniche cruente. In caso opposto, se è l'ultima opzione rimastavi, siate pacati nella voce, gentili nei modi e determinati nell'azione. Se vi è possibile allontanatevi; e tenete presente con chi siete e le conseguenze che potrebbe patire. Ricordatevi che un colpo subito, o inferto, può essere mortale. Leggete continuamente il corpo del vostro avversario; fate in modo che vi sottovalutino; cercate una posizione strategicamente valida; disponete la vostra difesa per fronteggiare l’attacco più cruento; non sottovalutate in nessun caso l’avversario e chi lo fiancheggia; state in posizione d’allerta e prima d’agire date sempre la possibilità al vostro avversario d'una via di fuga (non costringetelo a battersi); se vi difendete da più avversari, attaccate sempre l’avversario più imponente o abile; quando colpite, fatelo con una sequenza di colpi e non con un colpo isolato; per la vostra legittima difesa usate unicamente tecniche proporzionate all'eventuale offesa; evitate prese o leve che durino più di quattro (4) secondi (vi porterebbero in affanno); non rilassatevi sino a quando vi sarete allontanati in una zona priva di rischio e informate prontamente del fatto l'Autorità competente. Ho conosciuto magnifici atleti, con capacità straordinarie ed in grado di compiere tecniche perfette; tuttavia, essi, a causa del forte nervosismo nel momento del combattimento, non riuscivano a mettere in pratica quanto imparato. L'Arte Marziale è soprattutto Forma Mentale. Nella nostra Scuola non alleniamo i nostri atleti per essere "migliori" degli altri, ma perché divengano "migliori" di sé stessi. La prima regola per chi s'avvicina al mondo marziale, è ponderare bene l'Animo di Maestri, o Istruttori, sedicenti tali, prima di affidargli l'insegnamento del corpo e dello spirito. Il Bene e il Male si vestono di strani colori, non sempre distinguibili. Il primo, vero, passo difficile d'un aspirante consiste nel compiere saggiamente questa scelta. Da essa dipenderà l'esito di ciò che, infine, egli diverrà. M° Michele Zannolfi FONDATORE DEL KHS MARTIAL ART 1982 Esse s'offrono al vostro cuore e si nascondono alla vostra sola mente. (M. Zannolfi) L'INSEGNAMENTO
Allievo e Maestro hanno entrambi sete d'apprendimento (M. Zannolfi) A coloro i quali s'avvicinano affermo: tutte le Arti Marziali certamente ampliano e sviluppano l'essenza sia del Bene sia del Male. Personalmente ritengo che il Kenjitsu Hasakidō, favorisca questo percorso di consapevolezza; è un acceleratore di valori. Credo fermamente nel Bene. Nella Via del guerriero (bushidō), è di basilare importanza comprendere che l’ingaggio è l’elemento più vistoso ma, contrariamente a ciò che l’avulso è portato a credere, certamente tra i meno basilari. Il combattimento è l’ultima tra le opzioni a cui è opportuno fare ricorso. La sottovalutazione di questo dogma, sempre, conduce ad una gravosa disfatta. È possibile affermare con certezza che nella disciplina KHS MARTIAL ART l’addestramento deve essere inevitabilmente volto al fine della precognizione. Colui che percorrerà con equilibrio questo sentiero, con poca probabilità giungerà al conflitto. Il “Buon Guerriero”, sapendo scrutare al di sopra del torto o della ragione, esaminerà sistematicamente i possibili esiti, della sua e dell’altrui condotta, ancor prima che le azioni siano compiute. Egli, così facendo, potrà comprendere ciò che ancora non si è verificato. Ritengo che per giungere a questo livello di formazione mentale, occorrano, negli anni di studio, precise sinergie di metodi; vale a dire una cooperazione tra più procedimenti didattici, finalizzata al raggiungimento dell’obiettivo comune. Il bushidō è costituito da innumerabili consapevolezze che vengono confuse dall’Allievo quali traguardi. Egli è portato a dimenticare ciò che ha appreso in quanto visualizza l’addestramento in segmenti, ritenendo, in errore, che le varie piattaforme d’apprendimento lo conducano alla “conoscenza”. Occorre invece che il Discente conservi nell’animo ogni insegnamento, ogni apprendimento, per trasformare gli effimeri orizzonti in fidata dimora. Colui che è discosto dal bushidō tenderà a visualizzare il combattimento come conclamato fine del proprio addestramento. Egli si soffermerà sulla fisicità senza analizzare il concetto. Porrà quesiti sul “come” e sul “quando” tralasciando il basilare “per quale ragione”. La disciplina marziale affascina per la presupposta implicita acquisizione della forza e della saggezza. Chi ricerca forza e saggezza attraverso l'Arte Marziale ne rimarrà, probabilmente, deluso. Essa è una via impervia e faticosa. Sappiate che chiunque raggiunga questi doni attraverso il Kenjitsu Hasakidô potrebbe tranquillamente riceverli percorrendo altre strade. Attraverso il metodo, la tecnica, la disciplina, la forma mentis e l'allenamento si può conoscere la "forza"; mediante l'autodisciplina, l'autostima, l'autoanalisi, il discernimento ad essere capaci di seguire la ragione in ogni circostanza, con equilibrio e prudenza, si può sfiorare la "saggezza". L'arte marziale è una via... Non è la Via. 3 REGOLE D'ORO ACCORTEZZAè allontanarsi presagendo una discussione animata o peggio una lite. RAGIONEVOLEZZAè evitare di sfidare, seppur con lo sguardo o con gesti, un avversario. SAGGEZZAè evitare di esserci. Se nonostante tutte le vostre buone intenzioni sarete costretti a battervi, aspettatevi sempre il peggiore dei mali; agite con questa aspettativa. Limitate l’azione dell’avversario con freddezza e tattica bellica, oltre a ciò ricordatevi che il vostro scopo prioritario è non subire danni piuttosto che cagionarli; ma al di sopra di tutto chiedetevi sempre “ per quale scopo ” combattete. Sappiate decidere senza iracondia. Tenete in giusta considerazione chi v'accompagna. A causa d'una trascuranza, o errata valutazione, potrebbe subire lesioni altrimenti evitabili. Non usate in nessun caso le arti marziali come deterrente, se non siete mentalmente preparati a far fronte al vostro aggressore e subirne le eventuali conseguenze. È pericoloso e dannoso, per la vostra incolumità, non fare distinzione tra un allenamento ad una mera disciplina sportiva e tra l’addestramento ad utilizzare tecniche cruente. In caso opposto, se è l'ultima opzione rimastavi, siate pacati nella voce, gentili nei modi e determinati nell'azione. Se vi è possibile allontanatevi; e tenete presente con chi siete e le conseguenze che potrebbe patire. Ricordatevi che un colpo subito, o inferto, può essere mortale. Leggete continuamente il corpo del vostro avversario; fate in modo che vi sottovalutino; cercate una posizione strategicamente valida; disponete la vostra difesa per fronteggiare l’attacco più cruento; non sottovalutate in nessun caso l’avversario e chi lo fiancheggia; state in posizione d’allerta e prima d’agire date sempre la possibilità al vostro avversario d'una via di fuga (non costringetelo a battersi); se vi difendete da più avversari, attaccate sempre l’avversario più imponente o abile; quando colpite, fatelo con una sequenza di colpi e non con un colpo isolato; per la vostra legittima difesa usate unicamente tecniche proporzionate all'eventuale offesa; evitate prese o leve che durino più di quattro (4) secondi (vi porterebbero in affanno); non rilassatevi sino a quando vi sarete allontanati in una zona priva di rischio e informate prontamente del fatto l'Autorità competente. Ho conosciuto magnifici atleti, con capacità straordinarie ed in grado di compiere tecniche perfette; tuttavia, essi, a causa del forte nervosismo nel momento del combattimento, non riuscivano a mettere in pratica quanto imparato. L'Arte Marziale è soprattutto Forma Mentale. Nella nostra Scuola non alleniamo i nostri atleti per essere "migliori" degli altri, ma perché divengano "migliori" di sé stessi. La prima regola per chi s'avvicina al mondo marziale, è ponderare bene l'Animo di Maestri, o Istruttori, sedicenti tali, prima di affidargli l'insegnamento del corpo e dello spirito. Il Bene e il Male si vestono di strani colori, non sempre distinguibili. Il primo, vero, passo difficile d'un aspirante consiste nel compiere saggiamente questa scelta. Da essa dipenderà l'esito di ciò che, infine, egli diverrà. M° Michele Zannolfi FONDATORE DEL KHS MARTIAL ART 1982 Esse s'offrono al vostro cuore e si nascondono alla vostra sola mente. (M. Zannolfi) L'INSEGNAMENTO
A coloro i quali s'avvicinano affermo: tutte le Arti Marziali certamente ampliano e sviluppano l'essenza sia del Bene sia del Male. Personalmente ritengo che il Kenjitsu Hasakidō, favorisca questo percorso di consapevolezza; è un acceleratore di valori. Credo fermamente nel Bene. Nella Via del guerriero (bushidō), è di basilare importanza comprendere che l’ingaggio è l’elemento più vistoso ma, contrariamente a ciò che l’avulso è portato a credere, certamente tra i meno basilari. Il combattimento è l’ultima tra le opzioni a cui è opportuno fare ricorso. La sottovalutazione di questo dogma, sempre, conduce ad una gravosa disfatta. È possibile affermare con certezza che nella disciplina KHS MARTIAL ART l’addestramento deve essere inevitabilmente volto al fine della precognizione. Colui che percorrerà con equilibrio questo sentiero, con poca probabilità giungerà al conflitto. Il “Buon Guerriero”, sapendo scrutare al di sopra del torto o della ragione, esaminerà sistematicamente i possibili esiti, della sua e dell’altrui condotta, ancor prima che le azioni siano compiute. Egli, così facendo, potrà comprendere ciò che ancora non si è verificato. Ritengo che per giungere a questo livello di formazione mentale, occorrano, negli anni di studio, precise sinergie di metodi; vale a dire una cooperazione tra più procedimenti didattici, finalizzata al raggiungimento dell’obiettivo comune. Il bushidō è costituito da innumerabili consapevolezze che vengono confuse dall’Allievo quali traguardi. Egli è portato a dimenticare ciò che ha appreso in quanto visualizza l’addestramento in segmenti, ritenendo, in errore, che le varie piattaforme d’apprendimento lo conducano alla “conoscenza”. Occorre invece che il Discente conservi nell’animo ogni insegnamento, ogni apprendimento, per trasformare gli effimeri orizzonti in fidata dimora. Colui che è discosto dal bushidō tenderà a visualizzare il combattimento come conclamato fine del proprio addestramento. Egli si soffermerà sulla fisicità senza analizzare il concetto. Porrà quesiti sul “come” e sul “quando” tralasciando il basilare “per quale ragione”. La disciplina marziale affascina per la presupposta implicita acquisizione della forza e della saggezza. Chi ricerca forza e saggezza attraverso l'Arte Marziale ne rimarrà, probabilmente, deluso. Essa è una via impervia e faticosa. Sappiate che chiunque raggiunga questi doni attraverso il Kenjitsu Hasakidô potrebbe tranquillamente riceverli percorrendo altre strade. Attraverso il metodo, la tecnica, la disciplina, la forma mentis e l'allenamento si può conoscere la "forza"; mediante l'autodisciplina, l'autostima, l'autoanalisi, il discernimento ad essere capaci di seguire la ragione in ogni circostanza, con equilibrio e prudenza, si può sfiorare la "saggezza". L'arte marziale è una via... Non è la Via. 3 REGOLE D'ORO ACCORTEZZAè allontanarsi presagendo una discussione animata o peggio una lite. RAGIONEVOLEZZAè evitare di sfidare, seppur con lo sguardo o con gesti, un avversario. SAGGEZZAè evitare di esserci. Se nonostante tutte le vostre buone intenzioni sarete costretti a battervi, aspettatevi sempre il peggiore dei mali; agite con questa aspettativa. Limitate l’azione dell’avversario con freddezza e tattica bellica, oltre a ciò ricordatevi che il vostro scopo prioritario è non subire danni piuttosto che cagionarli; ma al di sopra di tutto chiedetevi sempre “ per quale scopo ” combattete. Sappiate decidere senza iracondia. Tenete in giusta considerazione chi v'accompagna. A causa d'una trascuranza, o errata valutazione, potrebbe subire lesioni altrimenti evitabili. Non usate in nessun caso le arti marziali come deterrente, se non siete mentalmente preparati a far fronte al vostro aggressore e subirne le eventuali conseguenze. È pericoloso e dannoso, per la vostra incolumità, non fare distinzione tra un allenamento ad una mera disciplina sportiva e tra l’addestramento ad utilizzare tecniche cruente. In caso opposto, se è l'ultima opzione rimastavi, siate pacati nella voce, gentili nei modi e determinati nell'azione. Se vi è possibile allontanatevi; e tenete presente con chi siete e le conseguenze che potrebbe patire. Ricordatevi che un colpo subito, o inferto, può essere mortale. Leggete continuamente il corpo del vostro avversario; fate in modo che vi sottovalutino; cercate una posizione strategicamente valida; disponete la vostra difesa per fronteggiare l’attacco più cruento; non sottovalutate in nessun caso l’avversario e chi lo fiancheggia; state in posizione d’allerta e prima d’agire date sempre la possibilità al vostro avversario d'una via di fuga (non costringetelo a battersi); se vi difendete da più avversari, attaccate sempre l’avversario più imponente o abile; quando colpite, fatelo con una sequenza di colpi e non con un colpo isolato; per la vostra legittima difesa usate unicamente tecniche proporzionate all'eventuale offesa; evitate prese o leve che durino più di quattro (4) secondi (vi porterebbero in affanno); non rilassatevi sino a quando vi sarete allontanati in una zona priva di rischio e informate prontamente del fatto l'Autorità competente. Ho conosciuto magnifici atleti, con capacità straordinarie ed in grado di compiere tecniche perfette; tuttavia, essi, a causa del forte nervosismo nel momento del combattimento, non riuscivano a mettere in pratica quanto imparato. L'Arte Marziale è soprattutto Forma Mentale. Nella nostra Scuola non alleniamo i nostri atleti per essere "migliori" degli altri, ma perché divengano "migliori" di sé stessi. La prima regola per chi s'avvicina al mondo marziale, è ponderare bene l'Animo di Maestri, o Istruttori, sedicenti tali, prima di affidargli l'insegnamento del corpo e dello spirito. Il Bene e il Male si vestono di strani colori, non sempre distinguibili. Il primo, vero, passo difficile d'un aspirante consiste nel compiere saggiamente questa scelta. Da essa dipenderà l'esito di ciò che, infine, egli diverrà. M° Michele Zannolfi FONDATORE DEL KHS MARTIAL ART 1982 Esse s'offrono al vostro cuore e si nascondono alla vostra sola mente. (M. Zannolfi) L'INSEGNAMENTO