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Ufficialmente risalenti a 200 anni avanti Cristo, scoperti trent'anni fa a Xian, storica città della Cina |
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MERAVIGLIA O RAGGIRO? Un insieme di oltre 6.000 statue viene scoperto a Yanzhai (CINA). In questo articolo riportiamo alcune di queste tesi. |
"Appaiono in filari di luce e ci lasciano intimoriti"
Ch'in o Qin fu la dinastia imperiale che tra il 221 e il 206 a.C. unificò l'intero territorio della Cina. Prese il nome dal regno feudale di Ch'in, il cui re, sconfitti gli altri stati feudali, assunse per primo il titolo di "imperatore celeste" con il nome di Shi Huangdi. Togliendo ogni potere alla nobiltà feudale, egli suddivise i suoi enormi possedimenti in trentadue province facenti capo a un governo fortemente centralizzato; vennero unificati pesi, misure, moneta e la lingua cinese scritta. Ogni forma di dissenso fu stroncata ricorrendo ai lavori forzati per la costruzione della Grande Muraglia, concepita a difesa del confine settentrionale. Le armate imperiali conquistarono il Sichuan, lo Yunnan e il Guizhou, giungendo sino al Fiume Rosso e raggiungendo anche il Lanzhou e la Corea. Alla morte, nel 210 a.C., Shih Huang-ti fu sepolto nei pressi dell'odierna Xi'an in un mausoleo simbolicamente difeso da un esercito di migliaia di guerrieri di terracotta a grandezza naturale. Un insieme di oltre 6000 statue in terracotta raffiguranti soldati e cavalli a grandezza naturale, rinvenute nel 1974 a Qin, presso Xi'an, in Cina. Le statue si trovavano in una camera sotterranea, scoperta da alcuni contadini mentre scavavano un pozzo; disposte in file ordinate pronte al combattimento (da cui la denominazione convenzionale di "armata"), rappresentano probabilmente persone esistite nella realtà.
I finimenti di
cavalli e carri sono in bronzo e cuoio, e alcuni accessori dei
soldati sono realizzati in giada e osso. Gli archi, le frecce,
le lance e le spade dai profili taglienti sono forgiati in una
lega metallica che ha mantenuto nel tempo la lucentezza
originaria. Il complesso della tomba risale a circa 2100 anni fa e pare si estendesse su un'area di 50 km2, conservando al suo interno numerosissimi oggetti funebri: così affermano antiche scritture cinesi, che descrivono un grande palazzo costruito sotto un tumulo per ospitare l'imperatore morto. I ritrovamenti archeologici comprendono una serie di grandi bronzi - i più antichi conosciuti in Cina - e oltre settanta sepolture; la cella funeraria del sovrano, tuttavia, non è stata ancora rinvenuta. Succedette a Shih Huang-ti il figlio Huhai, costretto al suicidio nel 207 a.C., nel corso di una delle frequenti congiure di corte che tormentarono il suo regno, unitamente alle rivolte popolari contro l'arruolamento obbligatorio e le tasse eccessivamente gravose. Priva di una forte autorità centrale, la Cina rischiò di tornare alla passata frammentazione, ma il processo unitario venne rilanciato nel 202 a.C. da Gao Zu, capostipite della dinastia Han.
Nonostante la brevità del suo regno, la dinastia Ch'in (221-206 a.C.) svolse un ruolo importante nella storia cinese. Il collasso politico del tardo impero Zhou orientale si concluse con un consolidamento del potere da parte dell'imperatore Shi Huangdi dal quale la Cina derivò il suo nome. Quando questo potente signore morì, fu sepolto in un grande tumulo nella provincia nord occidentale dello Shanxi. Questa tomba, scoperta nel 1974, conteneva oltre settemila statue di uomini e animali in terracotta poste a protezione della cripta imperiale. Originariamente, questa armata di terracotta era dipinta a colori vivaci. Nonostante i sacrifici umani associati alle sepolture Shang fossero stati abbandonati da tempo, il desiderio di protezione per affrontare il viaggio dopo la morte rimaneva un elemento importante della pratica funeraria.
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Una
mattina di Marzo del 1974, un contadino della zona di Yanzhai
(CINA) si accinse a scavare una buca per farne un pozzo, al
fine di consentire una migliore irrigazione del proprio campo.
La zona di questo scavo era a circa 1500 metri dal tumulo
imperiale dell'imperatore Qin Shihuangdi (Chi She Huang Ti) ed
a circa 35 chilometri dalla città cinese di Xian. Mentre
procedeva nello scavo, rinvenne la testa di un guerriero in
terracotta. Il contadino fiutò subito la scoperta e si recò
col reperto presso il comitato della comune agricola cui esso
apparteneva. I responsabili della comunità informarono il
governo centrale e nel 1976 vide la luce una storica campagna
di scavi in quella zona, storica perché di lì a poco si
sarebbe pervenuti alla più grande scoperta archeologica del
ventesimo secolo.
"L'artificio è ben celato dalla rossa sabbia"
Come sono i guerrieri?
Altre Curiosità "Tutto indica quiescenza, dalle briglie alla linea dei corsieri"
Come mai un esercito di statue stava vicino ad una tomba imperiale? |
"Mutevoli nei tratti, regalano quiete e forza"
Secondo la clamorosa tesi di un reporter francese "veterano" di cose
cinesi, le centinaia di statue di guerrieri di Xian, ufficialmente
risalenti al 200 a.C, sono una "patacca" di regime.
Ma è proprio così? Non pare proprio. La spettacolare Grande Armata
sarebbe una colossale messa in scena a fini politici, il capolavoro
dell'arte della finzione in cui la Cina di Mao si è per anni
esercitata con successo, e che anche i suoi successori coltivano. A
sostenerlo è Jean Leclerc du Sablon, uno dei più brillanti giornalisti
francesi, grand-reporter del Figaro, all'inizio degli anni Settanta
corrispondente a Pechino per l'Agence France Presse, e poi per
l'Express e infine per il Figaro stesso.
L'empire de la poudre aux yeux, (o l'Impero della polvere negli
occhi), è il titolo del libro in cui Leclerc du Sablon riassume i suoi
decenni di esperienza cinese, demolendo tanti totem e icone, politici
e culturali. Decine di pagine sono dedicate all'armata, da lui più
volte visitata, e di cui contesta la veridicità con gli strumenti del
giornalista investigativo e del fine analista politico. Altro che
archeologia: l'armata è venuta alla luce quale strumento di lotta
politica, in piena rivoluzione culturale, nel pieno dello scontro tra
gli estremisti della "banda dei quattro" raccolti intorno a Mao da una
parte, e Zhou Enlai e Deng Xiaoping dall'altra.
Qin Shihuandi era l'imperatore più ammirato da Mao, che si paragonava
a lui. Aveva unificato il paese, sbaragliato gli avversari, e
soprattutto aveva sterminato i saggi e i sapienti. Allo sterminio
fisico aveva unito quello intellettuale, facendo bruciare tutti i
libri, instaurando quello che gli storici chiamano "legismo": le
uniche cose che si potevano leggere erano le leggi, gli editti del
sovrano. Un po' quello che Mao aveva fatto imitandolo.
Inizialmente di poche statue, l'armata diventa sempre più
numerosa, fino a raggiungere le centinaia di soldati, ufficialmente
grazie agli scavi, ed è destinata a crescere: in realtà, secondo Leclerc du Sablon, grazie a un inaccessibile laboratorio lì vicino, la
cui funzione ufficiale è restaurare i reperti, ma che invece produce
in continuazione nuovi, antichi guerrieri.
Il vecchio e il nuovo cospirano
nel confinarci tutti. Muraglia grandiosa e maledetta". E in questo
spirito Leclerc du Sablon conclude: "Non ho mai smesso di amare la
Grande Muraglia, non per fermarmi davanti alla sua potenza
immaginaria, ma per la semplice gioia di passare oltre, e di evadere
sui cammini della libertà, verso l'ignoto". |
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1990
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