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L'UOMO è UN ESSERE NATURALMENTE STRATEGICO, MA ...

 

Istinto, sottovalutazione e paura, sono solo alcuni dei fattori che lo inducono a non considerare la strategia della "buona posizione". A volte la corretta tattica bellica può impedire agli aggressori manovre di circondamento, o d'attacco multiplo, costringendoli a battersi ad uno ad uno, finanche a ritirarsi.

Il "Buon Guerriero" è teleologico. Valuta costantemente l'ambiente che lo circonda e gli elementi che ne fanno parte, ponendosi nella corretta posizione in modo da trarne un eventuale vantaggio. Egli è addestrato a questa considerazione e l'adotta sia in tempo di pace, sia in tempo di guerra.
 

 

 

Introduzione tratta da

TELEOLOGIA MARZIALE

 di

Michele Zannolfi

Maestro dell'Arte della Spada

 

Per visionare le note esplicative nel testo, è sufficiente passare il mouse sopra la parola e attendere. Il tempo d'apertura è strettamente legato al tipo di collegamento di cui disponete.


 

DAVIDE CONTRO GOLIA

a cura di

Riccardo Tonani

 

on è successo spesso, ma alcune guerre sono state vinte da chi, quanto a forze in campo, appariva molto più debole…

Supremazia tecnologica e numerica, iniziativa politica e abilità tattica sono doti che di solito portano alla vittoria in battaglia… Nel corso della storia, però, vi sono stati conflitti che hanno sovvertito ogni previsione di facile vittoria. Così, grandi potenze militari hanno patito tali umiliazioni da parte di avversari insignificanti da subirne le ripercussioni per secoli.

 

 

Gli elefanti non bastorono contro i topolini romani

Il mordi e fuggi di Quinto Flavio

(Canne, 216 a.C.)

[...] tentava d’attirare i Romani in campo aperto [...]

All’indomani della cocente sconfitta di Canne (216 a.C.), la situazione di Roma contro Annibale era disperata. Distrutti gli eserciti, esauste le casse dello Stato, passati al nemico i popoli del Nord e del Sud Italia, la Repubblica appariva sull’orlo dell’annientamento.
Quinto Fabio, nominato dittatore dal senato, doveva impedire a tutti i costi che Annibale avanzasse su Roma e la stringesse d’assedio. Per farlo, decise di molestare di continuo le truppe nemiche, senza mai affrontarle a viso aperto. In tal modo, l’occupazione della Campania e di Capua ( che doveva preludere all’invasione di Roma) divenne per Annibale una campagna interminabile. Il generale cartaginese tentava d’attirare i Romani in campo aperto, e loro invece facevano incursioni alle sue spalle, terrorizzavano i suoi alleati e bloccavano ogni messaggero.
Alla fine Annibale si ritirò in Puglia per riprendere l’iniziativa, ma i Romani lo seguirono a passo a passo fino a ridurlo in una striscia costiera sul mar Ionio, abbandonato da tutti gli alleati. Così, senza aver più potuto combattere una vera battaglia, quattro anni dopo la vittoria di Canne, Annibale fu costretto a ritirarsi dall’Italia.
 

Una buona posizione vale più di 1.000  uomini

La battaglia di Crécy

(Francia, 1346 d.C.)

di Massimo Centini

[...] I cavalieri francesi caricarono quindici volte [...]

Ma un esercito imbattibile può essere duramente sconfitto da pochi uomini anche in una campagna campale. Alla fine dell’estate del 1346, durante la guerra dei Cento Anni, il piccolo ma disciplinato corpo di spedizione inglese comandato da re Edoardo III era al termine di un’operazione di saccheggio della Normandia, durante la quale aveva sempre evitato il contatto diretto con l’enorme esercito del re di Francia, Filippo VI, la cui cavalleria pesante era l’arma più temibile dell’epoca.

L’esercito inglese (poco meno di undicimila uomini) in quei giorni stava fuggendo dai francesi (sessantamila uomini) quando Edoardo decise d’accamparsi per riposare in un luogo facilmente difendibile. Si trattava di un pendio con il fianco sinistro difeso da un torrente, e il destro protetto dalla foresta di Crècy. Per attaccare, i francesi avrebbero dovuto andare in salita, esponendosi alle frecce degli inglesi.


Sicuri della loro potenza i francesi benché affaticati dal lungo inseguimento, decisero di attaccare subito per sfruttare le ultime ore della giornata.

La battaglia fu aperta dai balestrieri genovesi, al soldo dei francesi, che avanzarono contro gli inglesi lanciando una pioggia di dardi (i cosiddetti “quadrelli”), ma la distanza era eccessiva. Gli archi inglesi, invece, la superavano con facilità e inflissero terribili perdite ai balestrieri, spingendoli alla fuga.


I cavalieri francesi, inferociti, caricarono calpestando i balestrieri in fuga e diventando loro volta bersaglio degli arcieri.

La cronaca di quella terribile battaglia riferisce di quindici cariche (*) consecutive, tutte respinte dagli archi dai combattimenti corpo a corpo sostenuti dai cavalieri inglesi appiedati. Al calare della notte i francesi, sconfitti, avevano lasciato sul campo circa ventiduemila uomini. I caduti inglesi furono poco più di cento.


Con questa vittoria insperata Edoardo III divenne il monarca più temuto d’Europa.
 

 

(*)  

n.d.r. In alcuni testi storici vengono attribuite ai francesi ben sedici cariche di cavalleria.

 

 

Per ogni aereo inglese abbattuto ...

Luftwaffe Vs Raf

 (Francia, primavera 1940)

[...] La Royal air force disponeva solo di 650 aerei [...]

 

Dopo la sconfitta della Francia, nella primavera del 1940, l'Inghilterra rimase sola ad affrontare la potenza della Germania nazista e soprattutto la sua temibile aviazione. Tra bombardieri, caccia e ricognitori la Luftwaffe poteva contare su oltre 2.800 aerei mentre la Royal air force britannica (Raf) disponeva solo di 650 aerei. In queste condizioni iniziò la battaglia d'Inghilterra, che durò da luglio a settembre e si concluse con l'inaspettata vittoria inglese.

Ciò che contribuì maggiormente a questo risultato fu un'invenzione dello scienziato inglese R.A. Watson - Watt: il radar. Grazie a questo congegno, infatti, i caccia della Raf potevano essere guidati con precisione dalle 29 stazioni di terra, e attaccare all'improvviso le formazioni tedesche. Nel giro di due mesi, gli inglesi riuscirono ad annullare la supremazia aerea tedesca abbattendo 1.733 velivoli nemici e perdendone circa 350. Fu così scongiurata l'invasione nazista dal mare, e le sorti della guerra tornarono in discussione.

 

Napoleone voleva al trono un re "amico", ma...

La parola guerriglia nacque in Spagna ai primi dell'800

(Spagna - 2 maggio 1808)

 
 

[...] Il generale corso impiegò circa 200 mila uomini [...]

 

Quando Napoleone Bonaparte invase la Spagna, nel 1808, per insediare il fratello Giuseppe sul trono di quel Paese, comandava uno degli eserciti più vittoriosi della storia e mai si sarebbe aspettato che la rivolta popolare guidata da parte della nobiltà e del clero spagnolo, e finanziata dall'Inghilterra, avrebbe potuto scuotere fino alle fondamenta il suo impero, invischiandolo in una guerra sotterranea e interminabile.

La deposizione del re Carlo IV, infatti, fece insorgere tutta la Spagna: la rivolta scoppiò a Madrid dove, il 2 maggio 1808, la popolazione attaccò la guarnigione francese. I soldati vennero sgozzati nei vicoli, gli insorti invasero l'ospedale facendo a pezzi 1.200 francesi malati. Ci volle la cavalleria di Gioacchino Murat e due giorni di combattimento strada per strada prima di domare la rivolta; molti dei guerriglieri scomparvero però tra la folla, nascondendo le armi per riutilizzarle alla prima occasione. Il pittore Francisco Goya testimoniò con le sue opere la crudeltà di tali scontri. Dall'esercito spagnolo filofrancese migliaia di soldati disertarono per unirsi ai rivoltosi, e anche dai reparti francesi fuggirono soldati svizzeri, tedeschi e italiani che diventarono guerriglieri.

Iniziò così una guerra terribile dove non si facevano distinzioni fra civili e militari, o tra uomini, bambini e donne. Scrive un capitano francese, testimone oculare: "Ho visto ufficiali e soldati sventrati, uomini legati fra due tavole e segati in due, evirati, sepolti vivi fino alle spalle, altri appesi nei camini accesi, con la testa arsa a fuoco lento".

Questa inusuale e spietata forma di combattimento (colpi di mano, imboscate, sabotaggi) fece addirittura nascere una nuova parola: "guerriglia". E, soprattutto, esaurì a poco a poco le forze dell'occupante, benché il generale corso avesse impegnato in Spagna circa 200 mila uomini, dal 1808 al 1813, il più alto numero di soldati che avesse mai dovuto impiegare in una sola guerra. Napoleone fu il primo a soccombere alla guerriglia, ma non fu l'ultimo. Anzi, questa tecnica di combattimento è diventata da allora sempre più diffusa.



 

Un trionfo della tecnologia

Una vittoria per dodici a uno

(Salamina - 480 a.C.)

 Il 25 settembre 480 a.C., nelle acque greche di Salamina, gli ateniesi combatterono e vinsero in netta inferiorità numerica (circa 370 triremi contro 1.000) una battaglia decisiva per la storia europea contro l'enorme flotta persiana.

I greci prevalsero grazie a due fattori: la scelta di un braccio di mare molto stretto e un'idea dell'ammiraglio ateniese Temistocle. Questi fece costruire triremi lunghe tra i 40 e i 45 metri, molto maneggevoli nei piccoli spazi, e con circa un metro di pescaggio.

Con queste veloci unità, i Greci attaccarono su tutti i lati la flotta nemica dotata di unità meno manovrabili, urtandole e speronandole. Fu un disastro per la flotta persiana che pure combatté con valore: in 11 ore di battaglia i persiani persero più di 500 (**) navi, i greci solo 40. La Grecia era salva e la più potente flotta del tempo sbaragliata.

 

(**)  

n.d.r. In alcuni testi storici vengono attribuite ai persiani perdite per "sole" 200 navi.

 

 

Nel pantano del Vietnam

Il conflitto divenne una devastante guerra

(Gran Bretagna, V - VI secolo d.C.)

 

[...] gli Usa utilizzarono ogni tipo di arma [...]

All'inizio degli anni sessanta del XX secolo, l'impopolare governo filoamericano del Vietnam del Sud fu sfidato da un forte movimento di guerriglia, appoggiato dal governo comunista del Vietnam del Nord.

I presidenti americani Kennedy e Johnson guardarono al conflitto come a un test di credibilità della superpotenza americana nel limitare l'avanzata del comunismo nel mondo. All'inizio si limitarono ad appoggiare i loro alleati con fondi e consiglieri militari; poi, nel 1964, Johnson  decise un intervento diretto di truppe americane sul territorio e una pesante campagna di bombardamenti sul Nord.

Il conflitto divenne così una devastante guerra su larga scala, il cui gli Usa arrivarono a schierare mezzo milione di uomini, utilizzando ogni tipo di arma per eliminare ogni resistenza. I vietnamiti, però, approfittando della loro conoscenza del territorio e dell'appoggio della popolazione, logorarono la potenza americana, provocando una protesta popolare crescente negli stessi Stati Uniti.

Nel 1968 i nordvietnamiti scatenarono l'offensiva del "Tet": la capitale Saigon e molte altre basi americane vennero attaccate simultaneamente, compresa l'ambasciata americana. L'offensiva venne fermata militarmente ma fu una pesante sconfitta politica per gli Usa; da quella data nessuno pensò più di poter vincere, anzi, si decise un ritiro che sarebbe stato completato solo nel 1974.

Il conflitto fu un massacro: 55.000 morti americani e 200.000 sudvietnamiti, mentre il Vietnam del Nord ebbe circa 920.000 caduti, oltre a 350.000 vittime civili nel Sud. Per la prima volta gli Stati Uniti erano stati sconfitti.


 

Gli Afghani erano tutti considerati guerriglieri

Fascista fino al penultimo momento

(Italia, 11 gennaio 1944)

 

[...] la popolazione era passata per le armi [...]

Pochi anni dopo la conclusione del conflitto del Vietnam l'altra potenza "globale", l'Urss, s'imbarcò in un'azione militare che doveva esse veloce e indolore, e che invece fu un grave insuccesso bellico e un'autentica tragedia umana per chi vi prese parte.

Approfittando proprio della crisi Usa dopo la sconfitta in Vietnam, l'Urss decise di passare all'offensiva su scala mondiale per occupare posizioni strategiche vantaggiose. Uno degli obiettivi era l'Afghanistan, che venne invaso il 27 dicembre 1979 da un contingente dell'armata rossa di circa 90.000 uomini, per sostenere il governo filosovietico di Karmal. L'invasione straniera scatenò la tenace resistenza delle popolazioni locali e si estese all'intera regione. Il nazionalismo e il fondamentalismo religioso furono il collante dei combattenti.

Pakistan, Iran e Usa diedero sostegno logistico e rifornimenti d'armi ai mujaiddin (ovvero i ribelli afghani) che organizzarono una guerriglia feroce: nelle loro offensive i soldati russi incontravano spesso i corpi mutilati dei loro compagni abbandonati in mezzo alla strada. Così, dal 1982, i sovietici iniziarono a far uso di armi chimiche, gas tossici e napalm, mentre i villaggi erano rasi al suolo e la popolazione , per la maggior parte considerata come potenziale guerrigliera, passata per le armi.

Ma la situazione non si sbloccava, e così Gorbaciov , decise il ritiro delle truppe, che avvenne nel febbraio 1989. La superpotenza aveva impiegato, in nove anni di guerra, circa 650.000 uomini, riconoscendo la perdita di circa 14.000 soldati, di cui 1.979 ufficiali. Inoltre, il 73% degli uomini che avevano prestato servizio in Afghanistan dovettero essere ricoverati per tifo, epatite e infezioni d'ogni tipo, senza contare i numerosi casi di coloro che segnati dagli orrori di quella guerra, non riuscirono più a integrarsi nella società.

 

 

Ma chi erano Davide e Golia?

Leggenda o Storia?

(Salamina - 480 a.C.)

 Simbolo di una piccola forza che sconfisse lo strapotere di un avversario imbattibile è: il giovine Davide, futuro secondo re d'Israele, che abbatté con un colpo i fionda e poi decapitò il gigantesco Golia. Leggenda o storia? Sicuramente, intorno al 1.000 a.C. il regno d'Israele dovette combattere duramente contro i Filistei, una popolazione indoeuropea, appartenente a quel raggruppamento che gli egizi chiamavano "popoli del mare" e che dopo la sconfitta subita da faraone Ramsete III (1186 a.C.) si stabilirono nella Palestina meridionale minacciando il regno d'Israele. La loro forza nasceva da un "arma segreta" per l'epoca: il ferro. La guerra volse in favore dei Filistei e Israele correva il rischio di essere soggiogata. Fu allora che il re Saul, il cui scudiero era Davide, riuscì a respingere i nemici grazie ad azioni di guerriglia. Durante questa prima fase, i combattimenti erano quindi scaramucce, nelle quali s'usavano armi da getto per colpire l'avversario da lontano e poi scomparire in fretta; una guerra per giovani veloci e robusti, come era appunto Davide. L'uccisione di Golia, quindi, può essere stato un evento autentico, oppure il simbolo dell'esito vittorioso di una tattica "mordi e fuggi". L'alta statura di Golia sarebbe inoltre confermata indirettamente da fatto che Saul nei suoi contingenti cercò di arruolare uomini robusti e possibilmente di alta statura: probabilmente perché non si sentissero inferiori a nemici mediamente più alti di loro.
 

 


 

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