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Un messaggero impavido o un guerriero in fase d'attacco? |
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IL DUBBIO Un giorno il demonio udì le parole d'un saggio. Temendo che esse fossero ascoltate, s'affrettò a depositarle sulla bocca d'uno stolto. K. Kikentai |
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Osservando una persona, a molti di voi sarà capitato d’indovinare, con anticipo, i suoi movimenti. Sapevate con precisione assoluta che, in breve, si sarebbe alzata, avrebbe parlato, oppure tossito. Non siete divenuti veggenti né possedete particolari doti; più semplicemente il suo corpo vi ha comunicato l’azione prima ancora che questa fosse eseguita. Vi sono molteplici forme d'interpretare il “ linguaggio del corpo”. Tra le più esercitate, vi sono quelle riferite alla:
Desideriamo decifrare, ma la mente viene ingannata dai segnali che abbiamo imparato a codificare. Non recependo chiari segnali il nostro cervello elabora una serie d'ipotesi in base alla leggenda personale. L'obiettivo comune di queste forme d'interpretazione è comprendere, senza l'utilizzo del linguaggio verbale, l'essenza dell'interlocutore. Le verità che si celano dietro, oltre, le parole. L'anima.
Il «Buon Guerriero» sa che il movimento volontario della testa, degli arti e del corpo è prodotto da impulsi nervosi, generati nella zona motoria della corteccia cerebrale e trasportati dai nervi cranici o dai nervi che raggiungono i muscoli scheletrici emergendo dal midollo spinale. Questi impulsi nervosi comprendono sia l'eccitazione delle cellule nervose che stimolano i muscoli interessati, sia l'inibizione delle cellule che stimolano i muscoli dotati d’azione antagonista ai primi. |
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La “ lettura del corpo”... A questo solo fine, molte accortezze sono state elaborate nell’Arte del Kenjitsu Hasakido Shu Ha Ri. Questa consapevolezza è tra i “fondamentali” della disciplina, e verosimilmente lo è in tutte le Arti marziali. Il «Buon Guerriero» sa che la preparazione al movimento è tradotta dalla mente in impulsi fisici, e che questi a stento si riescono a nascondere ad un osservatore concentrato.
Nella nostra disciplina esiste una norma di
combattimento molto simile a quelle che nello
Iaidô è definita «Saya
no Uchi», la cui
traslitterazione è:
controllare l’avversario senza
sfoderare la spada; oppure alla tecnica definita «Sen
Sen No Sen» cioè:
anticipare
le intenzioni. Quest'ultima terminologia
indica «l’attimo privo di tempo».
Entrambe abbracciano il principio dello «Hasakido
Jitsu» praticato nel K.H.S. descritto
nell'elaborato «Linguaggio del corpo». Semplificando di molto il concetto, nel Kenjitsu Hasakido Shu Ha Ri, questo tipo d’addestramento consiste nel presentire il pensiero dell’avversario facendo in modo che egli non possa portare a compimento l’azione. Questa tecnica è definita «Hasakido Jitsu». Vista da occhi inesperti, questa norma appare come "totale immobilità". Sarebbe corretto dire che, sia per gli attori del duello sia per l'osservatore, la percezione temporale è mutata. Anche se per il lettore ciò può sembrare oscuro, occorre essere consapevoli del suo potere. Lo spettatore, con verosimiglianza, ha potuto assistere ad uno tra i combattimenti più veloci che gli sia dato di vedere. Questa esperienza, come molte delle quali che vedono implicati i misteri della mente possono essere vissute da chiunque... La difficoltà non consiste nel viverle ma poterle ricreare volontariamente. Questo dono richiede, durante il combattimento, un raccoglimento totale e può essere conservato solo da alcuni Allievi, che definisco «Discepoli». Particolarmente durante questo tipo d’addestramento finalizzato all'acquisizione, è mia opinione che non, ripeto non, si debbano mai eseguire esercizi di: pulled muscle prevention (esercizi di riscaldamento finalizzati a prevenire strappi muscolari; stretching (esercizi di distensione delle membra). Il «Buon Guerriero» è al corrente che il Kenjitsu Hasakido si basa sulla regola “Chein One Go”. Si faccia attenzione a non snaturare quanto scritto, cercando di comprendere la Tecnica «Hasakido Jitsu» durante un allenamento in Sala d'Armi. Essa può essere applicata, nella sua interezza, solo nel combattimento reale. Provarci sarebbe come cercare di capire dalla gestualità, dal timbro della voce, l'essenza di una persona impegnata in un ruolo teatrale.
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